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Cos’è l’acqua osmotizzata?

Facciamo il punto su un prodotto molto riconosciuto e commercializzato da LY Company come “acqua senza bolle”: l’acqua osmotizzata.

Il mercato delle acque in cartone, in Italia, è davvero una nicchia.
Ad oggi contiamo solamente 5 aziende che imbottigliano acqua in contenitori poliaccoppiati (di differente natura e composizione) e sono: Fonte Margherita, Maniva, Fiuggi, Smeraldina, Ly Company.
Le prime quattro aziende citate imbottigliano un prodotto naturale (più o meno mineralizzato), ovvero che arriva direttamente dalla sorgente. Proprio per questo sulle confezioni è ben evidente la dicitura “acqua naturale

LY Company, a differenza delle altre, imbottiglia un prodotto alternativo: l’acqua osmotizzata. (sulla confezione troverete la dicitura “acqua senza bolle”)
Facciamo il punto: di cosa si tratta?

L’acqua osmotizzata è un’acqua dotata di un altissimo grado di leggerezza e purezza.
Completamente priva di batteri, ha un sapore molto gradevole e un colore cristallino. È particolarmente indicata per depurare l’organismo dalle scorie e dalle tossine accumulate perché leggera e poverissima di sodio. 

L’osmosi inversa è una tecnologia efficace e sicura per filtrare e purificare l’acqua, non vengono utilizzate sostanze chimiche di nessun genere. Durante questo processo, la percentuale di sali minerali presenti nell’acqua viene drasticamente ridotta e allo stesso tempo vengono eliminati gli agenti inquinanti di natura organica.
Viene eliminato tra il 95% e il 99% delle particelle solide (Potassio, Cloruri, Cianuri, Nitrati, Selenio, Amianto, Bario, Pesticidi, Piombo, Mercurio, Manganese, Nichel, Solfati, Arsenico) e il 99% dei batteri.
Sarà poi necessario utilizzare successivamente un processo di mineralizzazione dell’acqua che va ad aggiungere i sali all’acqua – eliminati precedentemente – per renderla nuovamente “minerale”.

Fino a qui, tutto bene e nessuna particolare controindicazione.

Tuttavia serve considerare un aspetto delicato.
Questa particolare tecnica di purificazione genera un’“acqua di scarto” per far defluire i sali raccolti, e corrisponde alla frazione di acqua che non si depura e va nello scarico.
Per ogni litro di acqua osmotizzata corrisponde una percentuale di acqua di scarto, che secondo dati generali, oscilla tra i 2 e i 10 litri.
Ma potrebbe scendere a 1, negli impianti più evoluti.

Questo cosa comporta?
Che per ogni litro di acqua osmotizzata imbottigliata, almeno un altro (se non di più) viene “disperso”: l’acqua di scarto non è poi recuperabile per usi alimentari in quanto ad alta densità di sali.

Nella logica della “sostenibilità” – visto che nel settore dell’acqua in cartone questa parola è utilizzata un po’ da tutti, anche da noi – sarebbe necessario prendere in considerazione anche questo aspetto – non secondario e quasi mai comunicato – perché l’acqua è un bene comune da preservare ed utilizzare responsabilmente.

La scelta del prodotto alimentare, quindi, andrebbe ponderata non solo rispetto le caratteristiche del contenitore (tipologia del poliaccoppiato) e del contenuto (tipologia dell’acqua) ma anche analizzando il processo produttivo che concorre, a tutti gli effetti, a rendere il prodotto più o meno sostenibile.